Matilde di Canossa tra storia, religione, leggende e modi di dire
Continua la nostra passeggiata immaginaria attraverso la nostra penisola con le sue tradizioni, storie, leggende di cui è ricco anche il più remoto villaggio italiano; perché l’italianità si rivela anche nei più piccoli angoli, talvolta sconosciuti.
Se dico Vice Regina d’Italia immagino che pensiate tutti ad una discendente di Casa Savoia o al massimo della casata Borbonica. Invece no.
Parliamo di una donna il cui ruolo politico-religioso durante il Medioevo fu determinante e visse per diverso tempo sulle colline dell’Appennino Reggiano, in una piccola località montana divenuta celebre proprio per la presenza del suo castello: parliamo di Canossa e della Grancontessa Matilde
Indice dei contenuti
Matilde di Canossa: personalità combattiva e religiosa
Per capire la duplice personalità di Matilde di Canossa occorre fondere la storia ufficiale con le leggende attorno alla sua vita.
Le leggende
Cominciamo dal nome e dal suo aspetto, che sembrano influire fortemente sul suo carattere!
Il nome Matilde è di origine tedesca e significa forte e fiera in battaglia e lo dimostrerà concretamente nella sua vita.
Era rossa di capelli come il padre Bonifacio, Marchese di Toscana: dei “rossi” si sa, non bisognava fidarsi troppo; il detto popolare dice “non dare mai la spada ad un rosso”.
Matilde erediterà dal padre proprio la forza e la belligeranza.
Sarà per il significato del suo nome unito al colore “focoso” dei suoi capelli che la nostra Matilde scende in battaglia accanto ai suoi soldati e nel 1092 sbaraglia le truppe del cugino ed Imperatore di Germania Enrico IV. Prendete nota di questo nome, perché torneremo a parlare di lui!
Di tutt’altro temperamento era la madre di Matilde, Beatrice di Lorena, dalla quale erediterà devozione e religiosità
Ma non è tutto, si narra che Matilde fosse anche molto scaltra, tanto che durante gli assedi al castello di Canossa, era solita mandare una “vacca grassa” fuori dalle mura: era un deterrente per i soldati nemici affinché capissero che il castello avrebbe potuto resistere anche ad un lungo assedio grazie alle scorte di cibo a disposizione.
Addirittura, si dice che fosse più astuta e scaltra del diavolo tanto da riuscire ad imprigionarlo in una piccola fialetta e fargli promettere di rendere inattaccabile Canossa per sempre.
E così il diavolo creò il castello in una sola notte, su un pendio impervio, scosceso e inaccessibile e, con una sola zampata dei suoi acuminati artigli, graffiò a tal punto la roccia da creare i calanchi, tipiche montagne d’argilla denominate appunto “artigli del diavolo”.
Così che, per l’evidente inagibilità, i nemici rinunciavano a piantare un accampamento militare in questi luoghi.
La storia
Le informazioni maggiormente legate alla sua “storia ufficiale” ci arrivano dall’abate benedettino Donizone, nel poema “Vita Mathildis”.
La Grancontessa Matilde era donna piissima, ma anche “domina” combattiva e fiera, dotata di un grande potere, ereditato in giovane età, dopo la morte del fratello e della sorella, avvelenati in una congiura di palazzo.
Tra le varie “attività” di Matilde ci fu l’istituzione di una vera e propria “ronda” di polizia sulla rive dei fiumi Po’ e Lirone (importantissime vie di comunicazione a quei tempi e parte dei suoi possedimenti) per proteggerle dai predoni.
Ma la vera rilevanza storica di Matilde di Canossa, risale ad avvenimenti ben più significativi!
Facciamo un salto in pieno Medioevo, durante la Lotta per le investiture, esattamente nel 1073: nello stesso anno vengono eletti contemporaneamente Papa Gregorio VII e il nuovo imperatore Enrico IV.
Quest’ultimo riorganizzò i suoi territori tedeschi e subito dopo si rivolge alle terre italiane, ma questa azione non passò indenne: si crea una frattura politica tra il Papa (Autorità della Chiesa) ed Enrico IV (Potere imperiale) alla quale porrà una fine il Papa stesso scomunicando ENRICO IV!
A questo punto l’imperatore non può prendere parte ai riti religiosi e la sua figura perde autorità sui sudditi. Ecco che entra in “gioco” Matilde.
Non crea affatto meraviglia che una donna di tale personalità, cultura, fascino e carisma sia stata scelta come mediatrice tra papato e Impero.
Lei si schierò con decisione a fianco di papa Gregorio VII ( si dice che Matilde ed il Papa avessero una relazione amorosa!!), nonostante l’imperatore fosse suo cugino.
Così Enrico IV scese in Italia per raggiungere un “compromesso” col pontefice, che lo ricevette proprio presso il Castello Di Canossa. Ma non fu cosi semplice per Enrico IV!!
Per ottenere “il perdono papale” fu costretto ad attendere davanti all’ingresso del castello per tre giorni e tre notti inginocchiato col capo cosparso di cenere.
Ma l’episodio più importante per la vita politica di accadde nel 1111:
l’Imperatore ENRICO V, figlio di Enrico IV, di ritorno da Roma dopo essere stato incoronato dal Papa, fece tappa presso il Castello di Bianello, nella località di Quattro Castella, in provincia di Reggio Emilia, dove Matilde risiedeva costantemente (aveva abbandonato la fortezza di Canossa) e la incoronò Vicaria Imperiale in Italia.
Ecco che Matilde divenne una delle figure più importanti del Medioevo Italiano e credo che abbia ragione Jaques le Goff, noto storico francese, definendola come “antesignana del femminismo”.
La religione e le “cento chiese”
La determinazione, le abilità da stratega e astuta regnante si fondevano con il suo animo profondamente religioso: le cronache del tempo affermano che il suo più grande desiderio fosse quello di ritirarsi nel monastero di San Benedetto Po (nella provincia di Mantova) di cui si innamorò da bambina.
Infatti, lei trascorse proprio qui la sua infanzia con la madre Beatrice e il nonno Tedaldo, fondatore anche del monastero di Polirone: proprio a Polirone, Matilde decise di terminare i suoi giorni e qui le sue spoglie rimasero fino al Seicento, quando la sua salma venne venduta e poi traslata in Vaticano dove le fu data una sepoltura di prestigio nell’aula di San Pietro.
Sulla religiosità di Matilde e la centralità che essa aveva nella sua vita si lega la “leggenda delle cento chiese” : lei chiese al suo grande alleato papa Gregorio VII, la possibilità di officiare la messa. Richiesta alquanto presuntuosa e straordinaria considerando come il mondo ecclesiastico fosse piuttosto misogino.
Il Papa le concesse questo potere, ma non senza un “pegno da pagare”: Matilde avrebbe potuto celebrare la messa, solo se fosse riuscita a costruire cento chiese e cento ostelli/ospizi per i poveri.
Purtroppo, Matilde riuscì a costruirne solo novantanove, vedendo sfumare il sogno di diventare Papessa.
Il melograno e la firma di Matilde
Matilde viene ricordata come la “Regina del Melograno”: in molti raffigurazioni postume la vediamo con questo frutto in mano, che simboleggia la chiesa unita che lei stessa protegge.
I semi del frutto rappresentano i cristiani uniti sotto madre Chiesa
La firma di Matilde fu ritrovata in antichissimi documenti d’archivio ed è riconoscibilissima per forma e contenuto.
Essa rimanda ad un motto di San Paolo apostolo e contrassegnata da una croce: “Matilda Dei gratia si qui est” – “Matilde che se è qualcosa, lo è per grazia di Dio”.
Matilde,dunque, utilizzò proprio la croce, contrassegno dei Papi, degli Imperatori e dello stesso Carlo Magno.
Sigillare i documenti con questa firma è certamente un atto di grande devozione ma anche affermazione di potere personale: ricordiamoci che nel Medioevo il potere era prevalentemente maschile
Dal Medio Evo ai giorni nostri: “modi di dire” e rievocazioni storiche
Forse ognuno di noi ha sentito l’espressione “andare a Canossa”, senza magari sapere da dove sia nato questo modo di dire.
Beh è nato proprio dalla vicenda che coinvolse Enrico IV nel chiedere perdono al Papa dopo avere atteso tre giorni in ginocchio davanti al Castello di Matilde: da allora l’azione di una persona che si umilia e che ammette di aver sbagliato e si sottomette si definisce con l’espressione “andare a Canossa”.
Dopo avervi raccontato la storia molto “vivace” della vita di Matilde, non potete perdervi l’evento più importante a lei dedicato.
Dal 1955, ogni anno, l’ultimo weekend di maggio, potrete assistere al Corteo Storico Matildico che si snoda tra il Castello del Bianello fino alle vie del paese di Quattro Castella.
Il Corteo Storico Matildico trae il nome dalla sfilata di oltre 1000 comparse in costume d’epoca, lungo le vie di Quattro Castella.
Si tratta di una rievocazione – spettacolo teatrale entusiasmante adatto ad adulti e bambini, in cui si reinterpreta l’episodio storico dell’incoronazione di Matilde da parte di Enrico V!
I 2 protagonisti, Matilde ed Enrico V, sono solitamente interpretati da personaggi importanti del mondo dello spettacolo, della cultura e dello sport.
Nel ruolo di Matilde ricordiamo Silvana Pampanini (1957), Stefania Sandrelli (1984), Barbara De Rossi (1989) e le più recenti Manuela Arcuri, Nancy Brilli, Valeria Marini, Tania Cagnotto;
Mentre nel ruolo dell’imperatore Enrico V ricordiamo Andrea Giordana, Michele Placido, Fabio Testi, Marco Columbro, Biagio Antonacci, Gabriel Garko.
Ma non si tratta della solita “sfilata in costume”, ma di uno spettacolo vero proprio con sbandieratori, musicanti e giochi medievali in cui si sfidano le varie contrade.
Tra le “gare” più famose ricordiamo: La Quintana dell’Anello (gioco di abilità per cavalieri); Il Gioco del Ponte (due squadre di 7 lottatori si affrontano in duello sopra un ponte di legno. Vince la squadra che riesce a far cadere i componenti della squadra avversaria)
Infine, il Castello del Bianello è aperto al pubblico e visitabile.
Dalla collina del Bianello il panorama è davvero incredibile.
In estate inoltre, alcuni gruppi escursionistici, organizzano visite sulla collina e al castello al chiaro di luna: suggestivo ed emozionante!
Parola di chi ha partecipato!!
Non rinunciate alla possibilità di fare un viaggio nella storia ed immaginarvi regnanti nella corte di Matilde!
Vi aspetto alle Porte del castello…ma non temete non vi faccio attendere in ginocchio!!
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