La Basilica della Madonna della Ghiara, il miracolo di Marchino e la tradizionale “GIAREDA”
È arrivato il mese di settembre e per la città di Reggio Emilia, dove sono nata, cresciuta e tutt’ora vivo, significa la tanto attesa “GIAREDA” e le celebrazioni per la Beata Vergine della Ghiara!
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Sagra della Giareda:le origini
Se volessimo definirla…bhè intanto partiamo dal nome: “Giareda” è un termine del dialetto reggiano che si traduce letteralmente nell’italiano corrente con “Ghiaiata”…meglio dire “Ghiaia”. Se state pensando a tanti sassolini che si possono trovare in un parco, nel fondo del mare o di un fiume…state pensando la cosa giusta!
Sono certa che ora vi verrà un altro quesito…ma cosa c’entra la ghiaia? Ebbene…il Corso Garibaldi, uno dei più belli e principali viali del centro storico di Reggio Emilia, non è altro che l’antico letto del torrente Crostolo, deviato fuori dal perimetro esagonale delle mura cittadine durante il XIII° secolo. Questo intervento sul torrente Crostolo ha dato vita ad una via ampia fatta di ciottoli, di ghiaia…quella ghiaia lasciata dal torrente dopo essere stato spostato dal suo Corso originario…oggi appunto “Corso Garibaldi”
Ora, che sapete l’origine di questo particolare nome, non vi resta che scoprire di cosa realmente si tratti questa ricorrenza!
Io l’ho vissuta fin da quando ero bambina; una tradizione che si ripete quasi inalterata da secoli nella prima settimana di Settembre e che riunisce le varie generazioni di ogni famiglia: è frequente vedere, nonni, genitori, figli e nipoti tutti insieme a passeggiare per Corso Garibaldi, che si trasforma in un dedalo di venditori ambulanti, stand gastronomici e qualche clown che si destreggia con strani palloncini.
Gli occhi sono invasi da colori siano essi dei tanti vestiti esposti o della bigiotteria fino alle golosissime caramelle gommose (di cui, però, è meglio non sapere da dove derivi il loro colore…)
E non è da meno il mix di profumi: il famoso gnocco fritto, il tradizionale ed unico Erbazzone, il parmigiano reggiano, le frittelle, lo zucchero dei dolciumi che si mescolano con l’incenso, le fragranze che i tanti visitatori si spruzzano prima di scegliere quale acquistare; per finire con l’intenso odore dei tanti prodotti disinfettanti, che numerosi promoters descrivono con grande convinzione come miracolosi per le pulizie di casa.
Certamente quest’anno sarà tutto un po’ ridimensionato e meno caotico e rumoroso ma la tradizione verrà mantenuta, seppur con le regole per la sicurezza imposte dalla pandemia.
Ora che vi ho incuriosito ed invitato a visitare Reggio Emilia dal 4 al 8 Settembre 2020…vi starete chiedendo cosa c’entri la Madonna della Ghiara e i suoi miracoli con una sagra da fare invidia ai banchetti luculliani!
La madonna della Ghiara e la Basilica a lei dedicata
La “Sagra della Giareda” è il lato “pagano” di una festa che ha fondamenti religiosi e che culmina i suoi festeggiamenti ogni anno l’8 Settembre, giornata in cui si celebra la Beata Vergine della Ghiara che ha compiuto ben 400 anni nel 2019!
In questa giornata, all’interno dell’omonima Basilica si alternano celebrazioni ordinarie a momenti di preghiera particolari, presieduti dal Vescovo, in onore della “Madonna di Reggio”: altro nome con cui la Madonna della Ghiara è conosciuta in Italia…e anche all’estero.
Che sia in occasione della “Giareda” o in un giorno qualunque dell’anno, entrare in questa straordinaria Basilica vi strabilia per la meraviglia che appare ai vostri occhi: in qualsiasi direzione guardiate…vi è un affresco, un decoro spesso d’orato, dipinti e stucchi policromi.
Considerato dagli storici dell’arte uno fra i più artistici santuari mariani d’Italia, monumento principe del Seicento emiliano, esso è nato nella fede e devozione del popolo reggiano, riconoscente verso la Beata Vergine Maria per gli straordinari benefici ricevuti.
L’attuale Santuario, come spesso succede nella storia di una comunità, è il risultato di secoli di costruzioni e RI-costruzioni che si sono sostituite l’una all’altra!
L’inizio
Tutto è cominciato all’inizio del 1300 quando i Servi di Maria, richiamati in città dai reggiani, scelsero la zona della “Ghiara” (ormai sapete cosa significa: Ghiaia J! ) per costruirvi il loro convento (oggi Museo della Ghiara) e la Chiesa adiacente.
Circa 200 anni dopo, venne costruita una chiesa più ampia che seguiva l’andamento del corso Ghiara (oggi Corso Garibaldi appunto) ed era dedicata alla Natività di Nostro Signore.
All’esterno, dietro l’abside della nuova chiesa, venne collocata una nicchia con l’immagine affrescata della Madonna con Bambino: fin da subito, divenne oggetto di venerazione dei reggiani…e non solo e ad essa furono affidati i destini di tante persone svantaggiate e malate.
La nuova Immagine
Ormai sbiadita dalle intemperie, l’immagine fu sostituita da un nuovo disegno completamente diverso ed originale, creato per mano del famoso pittore locale Lelio Orsi ed oggi potete ammirare quest’opera nel Museo della Ghiara
Tuttavia, i reggiani dovettero aspettare altri 4 anni, fino al 1573, per vedere il bozzetto di Orsi tramutarsi in un affresco realizzato dal pittore reggiano Giovanni Bianchi , detto Bertone.
Ecco che l’immagine più venerata della Madonna della Ghiara sorprese tutti i reggiani e fu posta nella nicchia per potervi pregare ai suoi piedi
Se pensate ad una raffigurazione dai canoni tradizionali della Madonna con bambino, siete fuori strada!
Nessuno sfondo d’orato, asettico, nessun aureola scintillante…anzi vediamo grande novità in questo affresco.
La Madre di Dio è seduta in un paesaggio roccioso e spoglio, con le mani giunte ed il volto in adorazione del bambino Gesù Una scritta nella cornice del dipinto commenta “Quem genuit adoravit” ( Adorò colui che generò).
La centralità della Madonna indica il suo ruolo di madre di tutti gli uomini che intercede presso il Figlio; il quale ricambia con la mano benedicente dal lato dello spettatore per rendere tutti partecipi della sua benedizione.
Come potete immaginare, una grande quantità di fedeli accorsero in pellegrinaggio per venerare questa nuova icona mariana, tanto che fu necessario costruire una cappella all’interno dell’orto dei frati.
Tra i tanti pellegrini giunti in città per chiedere protezione e perdono, ci fu chi addirittura venne MIRACOLATO dalla Beata Vergine…e questo avvenimento fu la svolta per il santuario in uso fino a quel momento e per la città di Reggio Emilia.
Il primo miracolo e la nuova Basilica della B.V. della Ghiara
Siamo al 29 Aprile 1596, quando Marchino, un quindicenne orfano, sordomuto e privo di lingua si recò dinanzi alla nuova immagine di Maria e con enorme fede si raccolse in preghiera: dopo poco cominciò a sudare, ripeté per tre volte “Gesù-Maria” …e in quel momento si compì il miracolo
Marchino riacquistò l’udito, gli spuntò e crebbe la lingua e gli fu concessa la parola.
Ci vollero alcuni mesi di indagini teologiche e mediche prima che il Papa Clemente VIII confermasse l’avvenuto miracolo e permettesse la venerazione pubblica dell’immagine.
Questa notizia smosse grandi folle di pellegrini che accorsero da tutti i territori confinanti per pregare la Beata Vergine della Ghiara: ben presto la piccola cappella risultò insufficiente per ospitare tutti i fedeli e si volle costruire un nuovo tempio, degno dell’adorazione di un dipinto miracoloso.
L’anno successivo, nel 1597, alla presenza dei duchi estensi, il Vescovo di Reggio pose la prima pietra del nuovo Tempio della Madonna della Ghiara che fu concluso in circa 20 anni.
Il 12 maggio 1619 fu inaugurata la nuova basilica e in quell’occasione avvenne la traslazione della venerata Immagine dall’antica cappella alla nuova sontuosa sede.
I migliori artisti del tempo
La Basilica della B.V. della Ghiara è il monumento che riassume tutta la grande pittura del primo Seicento emiliano nella sua ancora intatta integrità.
Alla grandiosa decorazione pittorica parteciparono i più talentuosi artisti emiliani della prima metà del Seicento: Ludovico Carracci , Gian Francesco Barbieri detto il Guercino, Lionello Spada, Alessandro Tiarini, Jacopo Palma il Giovane, Carlo Veronese…per citarne alcuni.
Non vi è angolo che non sia scintillante, decorato con minuzia in ogni dettaglio; le volte e la cupola riccamente affrescate con colori intensi, riportati all’originale brillantezza solo pochi anni fa, rendono l’atmosfera fastosa e solenne!
Non ha nulla da invidiare (…anzi!!) alle più famose cattedrali e basiliche barocche presenti nelle principali città italiane ed europee!
I numerosi affreschi che ornano le volte, le cupolette, la cupola e l’abside, inseriti in ricchissime cornici e stucchi dorati, sono l’esaltazione di Maria come sposa, madre e vergine.
Ciò che mi ha stupito maggiormente e che ho scoperto durante una recente ed approfondita visita guidata è come siano rappresentate tutte le principali donne della Bibbia: nella società del ‘600, dove il ruolo ed il valore della donna non erano certo quelli attuali, risulta alquanto originale vedere cicli decorativi tutti al femminile.
Ecco che ho scoperto che le Basiliche dedicate a Maria riportano spesso scene bibliche proprio al femminile e la pianta a croce greca è ricorrente nei templi mariani.
Infine, una “chicca” dal valore inestimabile è un meraviglioso crocefisso opera del Guercino!
Cristo Crocifisso del Guercino – foto credit “basilicaghiara.it”
Annessa alla Basilica c’è una Torre Campanaria, dove è possibile salirvi solo in occasioni particolari: spero siate in visita alla città in una di queste giornate perché, da lassù, la veduta sui tetti sarà resa ancora più suggestiva dal musicale rintocco delle campane… se poi si avvicina il tramonto faticherete a togliere lo sguardo!
Ora non vi resta che ammirare questo gioiello con i vostri stessi occhi e lasciarvi incantare…e chissà che non avvenga un altro Miracolo!
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